Navigando tra le nostre pagine e aprendo le cartelle, vi
troverete di fronte a film che hanno osato sfidare i confini,
infrangendo i tabù del loro tempo e suscitando interrogativi che
ancora oggi rimangono irrisolti. Non si tratta solo di
pellicole, ma di opere che sono state al centro di dibattiti
accesi, censurate o addirittura sequestrate. Ogni film qui
racchiude un capitolo oscuro della storia
del cinema, tra
audacia, controversie politiche e scene che hanno messo alla
prova i limiti morali
di un’epoca. Etichettati come pericolosi,
scandalosi o irriverenti, questi film sono anche il cuore
pulsante di una battaglia per la libertà artistica e per il
diritto di esprimere il pensiero senza censura. Ci siamo presi
l’incarico di rivelare l’invisibile, di mostrare titoli che sono
stati
nascosti e oscurati dalla censura. Il nostro obiettivo è
riportare alla luce questi capolavori
per raccontare storie che
meritano di essere ascoltate senza filtri.
COME FUNZIONA?
Nel sito, puoi navigare tra le cartelle che
rappresentano diversi periodi storici della storia
del cinema.
Ogni cartella si apre con una breve descrizione del contesto
storico di quel periodo,
per fornirti un inquadramento completo.
Sotto la spiegazione, troverai del testo censurato, che potrai
esplorare ulteriormente passando il mouse sopra di esso: così
facendo, la censura svanirà e vedrai
i titoli dei film che sono
stati coinvolti in quegli anni oscuri. Accanto a ciascun titolo,
troverai simboli che indicano il tipo di censura a cui i film
sono stati sottoposti, permettendoti di comprendere meglio le
diverse forme di repressione cinematografica in base al periodo
storico di riferimento.
Durante l’era fascista (1922-1943), la censura cinematografica
divenne un potente strumento di controllo e di propaganda al
servizio del regime. Con l’obiettivo di consolidare
il potere
e plasmare l’immaginario collettivo con le pellicole, il
governo intervenne
in maniera sempre più stringente sulla
produzione e distribuzione dei film.
Un momento cruciale si
ebbe nel 1923, quando Benito Mussolini introdusse una legge
che conferiva al Ministero dell’Interno il potere di giudizio
dei film da trasmettere.
I criteri di censura si ampliarono
significativamente e venne istituito il divieto
di
rappresentare contenuti politici contrari al regime, scene che
ritraevano la povertà
o il degrado del Paese, immagini che
quindi rappresentassero la disobbedienza all’autorità. Nel
1934 nacque la Direzione Generale per la Cinematografia, che
coordinava il controllo
sui film per promuovere i valori
fascisti. Opere ritenute critiche, come “Freaks” di Tod
Browning, furono vietate o pesantemente censurate. In questo
modo, il cinema divenne
non solo un mezzo di intrattenimento,
ma anche uno strumento politico per controllare
la narrazione
della realtà e sopprimere ogni forma di dissenso.
Nel periodo del dopoguerra, tra il 1944 e il 1950, la caduta
del fascismo non segnò
la fine della censura in Italia; al
contrario, il controllo sui contenuti cinematografici rimase
estremamente rigido. Nel 1944, il compito di supervisionare i
film venne affidato
al Ministero dello Spettacolo, che creò
una Commissione di Revisione Cinematografica incaricata di
decidere quali opere potessero essere distribuite al pubblico.
Le ragioni delle censure erano strettamente legate al clima
dell’epoca. Da un lato,
si voleva salvaguardare il buon
costume, intervenendo soprattutto sulle scene considerate
troppo audaci o legate alla sfera sessuale. Dall’altro, c’era
un’esigenza politica:
si temeva che i film potessero
destabilizzare l’equilibrio fragile di un’Italia ancora scossa
dal conflitto mondiale. A questo si aggiungeva poi il peso
della religione.
La Chiesa Cattolica, seppur indirettamente,
esercitava una forte influenza attraverso associazioni come la
Democrazia Cristiana e l’Azione Cattolica, contribuendo
a
orientare le decisioni censorie.
Il boom economico degli anni ’50 e ’60 segna per il cinema
italiano un periodo di grande fermento creativo e
trasformazione, grazie a figure come Federico Fellini, Luchino
Visconti e Pier Paolo Pasolini, che ridefiniscono il
linguaggio cinematografico.
Tuttavia, questi anni sono anche
caratterizzati da duri scontri con la censura, che colpisce
temi ritenuti troppo audaci per l’epoca. La sessualità è uno
dei principali bersagli: scene di nudità e allusioni erotiche
suscitano scandalo, come nel caso emblematico de “La Dolce
Vita” di Fellini, oggetto di tagli e polemiche. Anche i film
con temi politici o religiosi non sono esenti da censura,
finendo spesso sotto accusa, come nel caso di “Rocco e i suoi
fratelli” di Visconti, che viene modificato per attenuare le
sue critiche alle istituzioni. In questo contesto, il Vaticano
interviene direttamente: nel 1952 pubblica l’Index Librorum et
Spectaculorum Prohibitorum, un elenco di film che i fedeli
devono evitare.
Si crea così una forte tensione tra
l’innovazione artistica e i rigidi limiti imposti
da una
società tradizionalista.
Nel 1968, le richieste di maggiore libertà di espressione,
emerse in un contesto di fermento sociale, si scontrarono con
una censura e con dei valori ancora molto rigidi, soprattutto
nei confronti di film erotici e politicamente sensibili.
Nel
1962 venne introdotto il visto di censura: un sistema che
classificava i film in base all’età, vietando quelli
considerati inadatti a minori di 14 o 18 anni.
La censura
colpiva principalmente pellicole audaci che trattavano temi
sessuali o politici. Tra i film più controversi troviamo
“Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci, sequestrato
per oscenità e che portò il regista a processo. Le sue scene
esplicite, particolarmente audaci, scatenarono un acceso
dibattito sulla libertà artistica e i limiti della
rappresentazione cinematografica. Un altro esempio è “Salò” o
“Le 120 giornate
di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini, accusato
di blasfemia e pornografia per la sua violenza
e il
trattamento crudo della sessualità. Il film suscitò
indignazione, ma anche riflessioni sul significato e i limiti
della libertà di espressione nel cinema.
Questi casi
evidenziano il conflitto tra il desiderio di innovare e la
volontà di mantenere il controllo su ciò che veniva
rappresentato nel cinema, una lotta che segnò profondamente la
cultura dell’epoca.
Negli anni '80 e '90 in Italia, la censura ha vissuto una fase
di transizione significativa. Con l’avvento della televisione
privata e il processo di globalizzazione, il controllo
sui
contenuti ha visto un progressivo declino, portando a una
maggiore esposizione
del pubblico a tematiche fino ad allora
considerate controverse.
Una svolta importante si è verificata
nel 1984, quando una riforma ha ridisegnato
il panorama della
censura, trasformandola in un sistema di classificazione per
fasce di età. Questo approccio meno invasivo ha limitato i
tagli e le proibizioni dirette, consentendo agli spettatori di
scegliere autonomamente se un film fosse adatto o meno.
Nonostante ciò, il dibattito sulla censura ha continuato a
essere alimentato anche
dal ricordo di casi emblematici, come
le numerose opere di Totò che, in decenni precedenti, furono
sottoposte a tagli o modifiche per ragioni morali o politiche.
Film come "Totò e Carolina" (1955), accusato di offendere le
istituzioni, furono censurati per contenuti ritenuti
inappropriati, diventando simboli di una lotta tra libertà
creativa
e controllo istituzionale.
Nel 2000, la censura cinematografica in Italia subisce
un’evoluzione significativa, concentrandosi maggiormente sulla
classificazione dei film piuttosto che sulla loro modifica o
proibizione. L’attenzione si sposta dal bloccare le opere
alla loro catalogazione in base al contenuto, in modo da
indicare a quale pubblico siano destinate.
Nel 2021, con
l’entrata in vigore della Legge Franceschini, la censura
cinematografica viene definitivamente abolita. Da quel
momento, le autorità non hanno più il potere di bloccare
o
modificare un film. La responsabilità di applicare le
classificazioni per età, come
ad esempio “vietato ai minori di
14 anni”, passa ai produttori. È una Commissione a valutare i
contenuti, stabilendo la fascia d’età senza però imporre tagli
o censure. In questo modo, la libertà artistica viene
rispettata, pur mantenendo una protezione per i più giovani.
Siamo un gruppo di ragazzi appassionati di cinema.
Abbiamo unito le nostre esperienze
e passioni per dare vita a
questo progetto, partendo dal tema dell’invisibile per esplorare
un aspetto fondamentale del cinema: la censura.
Nato come parte di un progetto universitario, il nostro lavoro
si concentra su come i film siano stati influenzati, modificati
e talvolta limitati dalle normative e ideologie dei diversi
periodi
che hanno fatto da sfondo nella nostra storia.
La nostra passione per il cinema ci ha spinto a riflettere su
come la censura abbia plasmato la narrazione e l’immaginario
collettivo,
tra ciò che viene mostrato e ciò che viene omesso.
Film preferito:
Forrest Gump
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